Qual è stato il suo percorso professionale prima di frequentare la misura PRIMA? Quali sono le maggiori difficoltà che ha dovuto affrontare durante il periodo di disoccupazione?
Dopo il diploma alla Scuola alberghiera di Losanna ho lavorato nel marketing e nell’informatica, poi mi sono specializzato nello sviluppo di applicazioni informatiche per la gestione delle risorse umane, l’ottimizzazione dei processi RU e l’analisi dei dati. Ho lasciato una grande azienda che stava delocalizzando in Olanda e poi ho dato le dimissioni da un’altra azienda quando ho capito che non ne condividevo più i valori, così sono rimasto in disoccupazione un anno e mezzo.
Ciò che è difficile da affrontare durante un periodo così lungo di inattività professionale è di sentirsi da solo con le proprie ricerche di lavoro; all’inizio mi rincuoravo dicendomi di avere una buona rete sociale ma ad un dato momento mi sono reso conto che c’è sempre meno gente pronta ad aiutarti. Un’altra difficoltà che ho riscontrato è che l’80% delle imprese contattate non si siano nemmeno date la pena di rispondermi, non solo a seguito di una candidatura spontanea ma anche in risposta ad annunci di posti vacanti, e ciò implica di non poter contare su un feedback. In questo lasso di tempo penso di aver postulato ad un centinaio di posti, ho aggiornato più volte il mio CV, il mio profilo Linkedin e la mia lettera di motivazioni, ma ciò non portava comunque a niente e la cosa mi deprimeva parecchio.
Oltretutto non mi rendevo nemmeno conto dell’impatto negativo che questa situazione aveva sul mio aspetto: Myriam mi ha detto che nei due mesi che ho passato qui sono cambiato molto, che quando sono arrivato ero ingobbito e pallido e che nel giro di qualche settimana avevo ritrovato l’energia e una postura più dignitosa.
Cosa ti è piaciuto particolarmente a PRIMA?
Soprattutto il fatto che fin dall’inizio si sono adoperati affinché ritrovassimo la fiducia in noi stessi, ponendo l’accento sulle nostre competenze, facendo riemergere quanto di più positivo c’è in noi; siamo stimolati a riconoscere che abbiamo un valore. Anche il dovermi recare in ufficio per me è stato assolutamente importante perché mi ha invogliato a prepararmi anche fisicamente per andare a lavorare: sono sicuro che un aspetto trascurato e l’assenza prolungata da un ambiente professionale si riflettano anche nella lettera di candidatura, lo stato mentale non è lo stesso. Un’ultima cosa che ho molto apprezzato: la benevolenza dei coach che nel loro lavoro dimostrano di essere molto empatici.
Attualmente qual è la sua situazione professionale?
Ad inizio anno sono stato assunto da Romande Energie quale responsabile della digitalizzazione della gestione delle risorse umane. Cerco di ottimizzare i processi RU implementando nuovi applicativi informatici. Utilizziamo già molto l’intelligenza artificiale e, tra l’altro, l’IA generativa l’ho scoperta proprio grazie a una presentazione organizzata da PRIMA.
Che consigli darebbe a delle persone in disoccupazione che cercano un nuovo impiego?
Prima di tutto invito coloro che sono a PRIMA ad approfittarne al massimo, di dare, di condividere il più possibile e di avere fiducia in sé stessi. Non si deve frequentare la misura solo per prendere ma -appunto- anche per dare una mano agli altri, ad esempio fornendo contatti utili.
Alle persone in disoccupazione, in generale, direi che la cosa più importante è di non scordarsi mai che tutti valiamo qualcosa, che se riceviamo una risposta negativa significa che non era il posto giusto. Soprattutto non bisogna perdere la speranza: i reclutatori lo sentono se si è demotivati. Altro consiglio è quello di mettersi in testa di ambire ad uno scambio e non di mendicare un posto di lavoro. Quando si è ad un colloquio di assunzione, ricordatevi sempre di non essere lì per trovare un impiego ma bensì per mettere a disposizione dell’azienda la vostra esperienza e le vostre competenze.
Per ulteriori informazioni sulla misura PRIMA all’OSEO Vaud, clicca qui.